Quali garanzie ci sono che i rappresentanti delle categorie professionali portino nei tavoli di concertazione le priorità maggiormente assorbite dai propri iscritti ? chi può dirlo, non esistono parametri, ma qualche sospetto c’è di una non corrispondenza precisa alle esigenze.
Il problema della rappresentanza culturale delle priorità da affrontare è un nodo che pregiudica direttamente anche la definizione delle modalità di risoluzione delle criticità che in ogni settore sono presenti, anche perchè non sempre esiste una ed una sola soluzione, ma anche in questo caso perchè scegliere a, piuttosto che b.
Se poi a questo si aggiunge anche l’effettiva rappresentatività della categoria, ci rendiamo conto che l’attuale sistema per l’elezione degli organi di democratico ha davvero poco, perchè oltre al problema della definizione delle priorità, si aggiunge anche quello dell’effettiva volontà degli aventi diritto al voto...un pò come avviene in politica, vi è un terzo dei cittadini italiani che non vota e quindi non è rappresentato da nessuno.
La tecnologia potrebbe aiutare a superare questi problemi molto agevolmente, infatti sarebbe sufficiente censire tutti i destinatari in una rete online e dialogare direttamente con la base, ma evidentemente non siamo ancora pronti per una siffatta democrazia, e gli attuali rappresentanti forse neanche la vogliono, perchè significherebbe stravolgere tutto il sistema, seppure i benefici potrebbero essere davvero tanti.
Inoltre c’è anche da dire che ci sono soluzioni per tutte le tasche, anche di tipo gratuito, quindi non necessariamente si devono fare degli investimenti tecnologici onerosi, alibi utilizzato quando qualche “coraggioso” cerca di percorrere questa strada, anche se una rete operativa, consentirebbe di poter programmare in modo strategico e più efficace le sorti delle singole categorie e dei settori.
Fintanto che non si avrà il coraggio di cambiare il metodo con cui vengono affrontanti i problemi, evitando quanto più possibile di creare difficoltà, invece che agevolare una vera democrazia partecipata, ci ritroveremo sempre a dover subire passivamente le scelte fatte, non sapendo mai quali sono le dinamiche che hanno portato a quel tipo di soluzione.
Appare chiaro, però, che se devono essere intraprese azioni solo di “facciata” tanto vale non fare niente, infatti molti sono gli esempi di come si chiede agli addetti ai lavori un parere, piuttosto che ai cittadini, e poi non se ne tiene conto, quindi oltre al danno, perché comunque si è perso tempo inutilmente, anche la beffa di aver creduto che qualcosa stava cambiando.
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