La crisi ormai ha trovolto pure l’Italia, tanto da spingere il Presidente del Consiglio Berlusconi perfino ad ipotizzare un discorso alla nazione per “indorare” la pillola dei sacrifici da fare per il bene del nostro paese.
I problemi per cui ci troviamo in questa situazione sono sempre gli stessi ed ancora una volta si punta il dito contro l’evasione fiscale, ma nonostante gli sforzi per combatterla non si riesce a debellarla, con un fiume di denaro che viene sottratto alle casse dello Stato e, quindi, alla collettività.
Da qualche parte si devono pure trovare le risorse economiche per evitare il crollo finanziario dell’Italia, però non dovrebbero essere sempre gli stessi a pagare, ovvero tutti coloro i quali hanno un reddito documentabile e vi è la possibilità di tassarlo alla fonte, i dipendenti ed i pensionati.
Se prendiamo una qualsiasi busta paga ci rendiamo conto della forte differenza tra importo lordo ed importo netto percepito, quello che effettivamente entra nelle tasche, ed allora ecco che qualcuno ipotizza perfino di tornare indietro, alle scelte del passato, atteso che non si riescono a trovare soluzioni.
Il debito pubblico italiano aumenta sempre più, nonostante le politiche di rigore che vengono fatte, attestandosi quasi al doppio del limite che la Comunità Europea vorrebbe introdurre per tutti gli Stati membri, stiamo ipotecando il futuro della nostra nazione, senza riuscire a reagire, il malato è in agonia, inutili questi palliativi, bisogna curarlo e riuscire a guarirlo.
Sarebbe opportuno riformare il sistema in modo strutturale, agendo su due fronti, da un lato un nuovo metodo per pagare le tasse e dall’altro creare lavoro reale, in modo tale da rimettere in moto l’economia interna, ma come poter fare ciò ?
Certo non può essere il federalismo fiscale la panacea di tutti i mali, anzi potrebbe perfino diventare il colpo mortale per la nostra economia, visto che non si è nella condizione di ipotizzare neanche i costi, troppo semplicistico affermare che in questo modo la classe politica, soprattutto quella del Sud Italia, sarà responsabilizzata sull’utilizzo delle risorse, il problema resta lo stesso....
Pertanto piuttosto che pensare a “finte” riforme solo per drenare maggiori risorse dello Stato al Nord, si dovrebbero, ad esempio, fissare gli stardard minimi ed i costi, possibilmente europei, delle infrastrutture ad esempio, avviando piccole e medie opere per creare occupazione in tutta Italia, e decidere in quali settori strategici si dovrebbe sviluppare il nostro paese.
Quindi da un lato è necessaria una riforma strutturale del fisco, ad esempio si potrebbero prevedere maggiori detrazioni fiscali, anche del 50 % per tutte quelle attività dove si ritiene che l’evasione dilaghi, poi l’IVA si dovrebbe versare direttamente nelle casse dello Stato, invece che alle imprese, immaginando una sorta di pagamento diretto da parte dei clienti, ed incasso vincolato da parte dei fornitori.
Queste potrebbero essere delle azioni efficaci, ma anche una trattenuta fiscale per i singoli servizi minimi, parametrati in funzione del reddito del singolo cittadino, e non in base ad un gettito costante, dove non si sa che cosa effettivamente è finanziato con le proprie tasse.
Si dovrebbe avere anche il coraggio di tagliare tutti i privilegi che sono stati concessi in passato dalla politica, certo le singole categorie professionali non saranno contente, però è necessario far comprendere che ogni cittadino deve avere un senso civico e contribuire allo sviluppo della nostra società.
Faccio un esempio, non è pensabile che i Medici di Medicina Genearale, i cosidetti Medici di Famiglia, siano pagati in base al numero di assistiti e non in base alle visite fatte, ciò pregiudica il fatto di poter attuare una politica sanitaria diffusa, perchè è soltanto il cittadino che sta male a ricevere assistenza, mentre gli altri presi dal tam tam quotidiano non si preoccupano di fare gli accertamenti.
Chiaramente il sistema sanitario, che deve essere pubblico, non può pensare di continuare a “limitarsi” solo a curare i cittadini ma dovrebbe irrobustire l’attività di prevenzione, in sintesi cercare di ridurre quanto più possibile le cause per cui i cittadini si ammalano, comportando una riduzione del costo assoluto sanitario, che vista l’incidenza sul bilancio dello Stato, anche piccoli risultati, significano ingenti risparmi economici.
Ciò dimostra, molto semplicisticamente, come tutto sia legato e che soltanto avendo una visione di insieme complessiva sarà possibile traghettare l’Italia ed i singoli territori, ma è pronta la nostra classe politica ad accettare questa sfida ? ad essere impopolare pur di realizzare un futuro diverso ? a non cedere alla tentazione di agevolare il singolo che vota, piuttosto la massa che non sarebbe controllabile elettoralmente, almeno nell’immediato, ma solo dopo aver visto i risultati.
Soltanto introducendo nuovi ed innovativi meccanismi per il calcolo ed il pagamento delle imposte, sarà possibile ridurre la pressione fiscale sui cittadini, che avranno così più soldi da poter spendere a tutto vantaggio delle economie locali.
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