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Un fiume di petrolio che sgorga dentro l'oceano: un disastro ambientale che poteva evitarsi, speriamo sia almeno da monito....



Dal 22 aprile 2010 le coste della Louisiana sono inondate da un fiume di petrolio che sgorga copioso dal fondale marino, ed il Golfo del Messico è sempre più compromesso, senza neanche poter avere la certezza di quando si riuscirà a bloccare la fuoriuscita.

Siamo ormai al quarto tentativo da parte della British Petroleum (BP) e si spera sempre che il prossimo sia quello giusto, ma ormai si naviga a vista, tanto da interpellare anche alcuni registi di film.

Prima si è provato con una cappa, nella speranza di poter, comunque, continuare ad estrarre il petrolio, poi con un tappo di cemento, adesso si perforano altri buchi laterali, ma la sostanza non cambia, il disastro ambientale continua ed i danni per l'ecosistema marino e l'economia degli Stati interessati sono davvero enormi.

Nonostante ciò, sembra non esserci un dibattito sul principio di fondo, maggiore sicurezza per tutto ciò che può comportare un disastro ambientale, avviando almeno una verifica in tutti gli impianti dove domani potrebbe ripetersi questo scempio alla natura.

Non vorrei trovarmi nei panni di chi ha autorizzato quelle trivellazioni in mare, non tanto per le conseguenze, ma per il peso morale che lo accompagnerà per tutta la vita, ma anche di chi doveva occuparsi dei controlli, che visti i risultati forse non ci sono stati, ovvero sono stati condotti in modo superficiale, fermo restando la precisa responsabilità della compagnia petrolifera, che non è riuscita ad evitare questo disastro.

La "magra" consolazione è che anche la tanto decantata America non pensa al domani, nonostante sia all'avanguardia per la ricerca, nessuno si è preoccupato di come affrontare questa emergenza prevedibile, e chissà quante altre sono dietro l'angolo in agguato.

Anche in Italia di recente abbiamo avuto il nostro "piccolo" disastro nel Po, dovuto all'inspiegabile versamento di sostanze chimiche da alcune cisterne, ma spenti i riflettori, non si capisce quali siano state le conseguenze, la vita continua, per il futuro c'è sempre tempo.

Sarebbe opportuno verificare la situazione lungo le nostre coste, sia quelle marine che fluviali, immaginando anche un sistema efficace per controllare e monitorare il fenomeno, predisponendo un piano di sicurezza al fine di evitare questa tipologia di disastri.

Purtroppo alla fine il detto "tutto mondo è paese" è proprio vero, perchè se anche l'America si ritrova con dei problemi che potevano essere evitati, vuol dire che alla fine questo è il mondo che l'essere umano si è costruito, dove il profitto vince su tutto.

Patrizio Pinnaro'

Libero professionista, esperto Google certificato dalla Google Web Academy come Online Professionals, consulente dello sportello regionale per l'internazionalizzazione - Sprint Basilicata, segretario ufficio diocesano pastorale del turismo - Arcidiocesi di Potenza.

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