Il leader libico Ghedaffi nel suo viaggio in Italia per l'anniversario della ratifica del trattato ha scatenato diverse polemiche, ma la richiesta di 5 miliardi all'Europa, per evitare che diventi "nera", ha colto di sorpresa tutti.
Tuttavia il trattato è stato firmato proprio perchè vi è la necessita di contrastare l'immigrazione alla fonte, ovvero impedire che partino dalle coste dell'Africa, pertanto la richiesta, forse eccessiva, ha un suo fondamento.
Certo è che anche l'Italia, seppur con toni più pacati e meno eclatanti, aveva manifestato il problema delle risorse economiche per contrastare l'immigrazione, in quanto i costi sostenuti sono elevati, quindi, ben venga che Ghedaffi abbia portato nuovamente all'attenzione dell'Europa il tema.
Tuttavia se l'Europa, compresa l'Italia, non avrà la forza di predisporre una strategia complessiva per l'immigrazione, che se da un lato è necessaria, in quanto molti lavori umili sono a loro esclusivo appannaggio, come ad esempio la raccolta dei pomodori d'estate, sarebbe difficile farla senza le braccia degli immigrati, dall'altro lato però crea tensioni sociali e molti problemi agli Stati "ospitanti".
Gli sbarchi di massa sono ormai un ricordo del passato, anche se questa estate si è assistito al nuovo fenomeno dell'immigrazione non più su caravelle "rattoppate" ma su imbarcazioni di lusso, e quante saranno sfuggite ai controlli non è dato sapere.....
Quindi l'Europa se davvero vuole affrontare questo problema dovrebbe avviare un accordo con tutti i paesi che si affacciano sul mediterraneo ed avviare un controllo sulle coste, inasprendo le sanzioni, cercando di "regolarizzare" l'immigrazione anche con l'apertura di appositi uffici in quegli Stati, ma non consentire che una volta arrivati questi si accampino in ripari di fortuna, come purtroppo avviene, un caso, non certamente isolato, è rappresentato dal centro di Palazzo San Gervasio (Pz), che quest'estate è stato addirittura chiuso per mancanza di fondi.
Chiaramente vi è anche il problema dei Rom da risolvere, perchè non avviare, ad esempio, un programma speciale per la delocalizzazione in aree abbandonate, come fu fatto per i coloni durante il fascismo per le aree da bonificare, lavoro in cambio della terra e di una abitazione in comodato d'uso, fermo restando il dover dimostrare, dopo l'assegnazione, come si provvede al proprio mantenimento, in mancanza espulsione forzata.
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