LAVORO E SVILUPPO |
In questi giorni stiamo assistendo ad uno spettacolo indecoroso per il bene del nostro Paese, che a tratti offende anche la nostra intelligenza, perdendo tanto tempo invece di pensare ai gravi problemi e, soprattutto, al futuro di tutti noi.
Abbiamo un Governo che ha chiuso per due settimane la Camera dei Deputati, il Premier e la maggioranza tutta che non ammette di essere in crisi, che si affanna ad elencare quanto fatto e quanto si intende fare, senza però indicare quale rotta seguire per aumentare il lavoro e stimolare l’economia.
E si il lavoro, quello che manca, il popolo ha bisogno di lavorare, ma si parla di tutto tranne che di questo, lo si tocca solo marginalmente quando si parla della cassa integrazione, nei suoi diversi stadi patologici, piuttosto che dei tagli della Pubblica Amministrazione, nel mentre sempre più fabbriche decidono di abbandonare l’Italia.
Eppure non è tanto difficile capire che se il popolo lavora può spendere, quindi i consumi salgono, le produzioni aumentano ed il lavoro continua, le entrate dello Stato aumentano ed i conti pubblici ne beneficiano, ma nulla, con buona pace di tutti quei cittadini che si ritrovano a dover campare senza uno straccio di lavoro, vedendo mortificata la propria esistenza.
Ed ecco allora parlare di tutto, tranne che di questo, ma come dobbiamo riprenderci se il popolo è affamato ? o per la serie si salvi chi può, ma possiamo andare avanti così ? con una economia ferma che agevola la divisione sociale, da una parte chi diventa sempre più ricco, approfittando anche della fame dei cittadini e dall’altro i poveri, che devono farsi i conti in taschi per tirare a campare.
Sinceramente a me, come moltissimi italiani, della legge elettorale non me ne importa proprio nulla, perché è uno dei problemi, non il problema prioritario da affrontare, perché la vera emergenza è quella del lavoro, un aspetto concreto della vita di ogni cittadino, non le chiacchiere ed il fumo che sentiamo in questo momento critico che stiamo attraversando.
Invece di continuare a perdere tempo nella estenuante lotta per detenere il potere, pure legittima, ma non esclusivo di tutto il resto, si dovrebbero destinare le stesse energie per avviare una politica seria e concreta per il lavoro, avviare le grandi opere, chiedere sacrifici a chi sta meglio per creare occupazione, anche avviando politiche protezionistiche, senza tentennamento alcuno, avere la forza di togliere a chi più ha, per dare a chi non ha proprio nulla.
Meglio una politica del lavoro assistenzialista piuttosto che il nulla, evitando però che la “fetta” più grande venga dispersa per l’organizzazione delle attività, un esempio sono i corsi di formazione, che talvolta oltre ad essere inutili, perché non trovano poi una concreta applicazione, spesso danno pochi spiccioli ai corsisti e molte risorse alle agenzie…..
Non ritengo che Berlusconi ed il suo Governo sia il male assoluto, ma certo è che il suo impegno per il lavoro è stato davvero deludente, perché nella sua Agenda sono state altre le priorità, e talvolta il sospetto che fossero legate ad interessi personalistici è stato molto forte, come ad esempio l’accanimento per non farsi processare, invece di “smontare” le accuse, sottoponendosi al giudizio dell’organo competente.
Mi ricordo che in una delle tante campagne elettorale, forse una delle prime, Berlusconi si presentò agli italiani con lo slogan che avrebbe creato 1.000.000 di posti di lavoro e che fine ha fatto questa promessa ? quali sono stati i risultati ? e soprattutto cosa è stato fatto per crearli ? si certo è colpa della crisi, ma non può essere questo un alibi per giustificare l’assenza di questo essenziale aspetto della vita di ogni italiano.
Per il momento la coesione sociale sembra essere ancora salda, ma certo è che la semina di questi anni condizionerà in modo determinante il futuro dell’Italia e che, mentre noi discutiamo sul Berlusconi si o Berlusconi no, gli altri Stati della Comunità Europea stanno avviando le misure predisposte per contrastare la crisi, che non sono solo quelle del mero contenimento e dei tagli attuati in Italia, ma anche e soprattutto le politiche di sviluppo dei propri Paesi.
Allora da italiano mi auguro e voglio sperare che passato questo momento le forze politiche italiane, a prescindere dallo schieramento, pensino al lavoro ed allo sviluppo, con la consapevolezza, purtroppo, che difficilmente accadrà, perché la spaccatura sociale in atto ha le sue ripercussioni anche fra gli scranni dove siedono i politici, determinando che a prescindere la maggioranza ha sempre ragione e, l’opposizione spesso non riesce ad andare oltre alla critica, salvo poi accontentarsi di qualche briciola, invece di sforzarsi di dare il meglio del proprio intelletto per il bene del nostro Paese.
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