La Fabbrica Italiana A Tempo (FIAT), di incentivi statali per andare avanti, mostra tutta la sua arroganza, anche perché il Governo Italiano, invece di esercitare il suo potere, avalla a prescindere le scelte aziendali.
Infatti anche nell’Accordo tanto discusso di Mirafiori è specificato in modo chiaro l’accesso alla Cassa Integrazione, che viene concessa dallo Stato, quindi vi è un potere contrattuale da parte dello Stato, che invece di utilizzarlo come merce di scambio per affrontare la questione complessiva, sembra aver abdicato alle scelte della Fiat.
Appare chiaro che bisogna salvaguardare i posti di lavoro, non solo quelli di Mirafiori, ma quelli di tutti gli stabilimenti, e più in generale, soprattutto di questi tempi, di tutte le attività, pertanto piuttosto che far spadroneggiare la Fiat, sarebbe opportuno, che lo Stato imponesse vincoli per l’occupazione, con la sopravvivenza di tutti gli stabilimenti.
Questo errore è stato già fatto nel passato, infatti se il fiume di denaro pubblico concesso alla Fiat, fosse stato subordinato a precisi obblighi da parte dell’Azienda, forse la situazione sarebbe stata diversa, tanto vale, invece di perseverare nell’errore, introdurli, in modo da pensare anche al futuro.
Infatti il problema non è tanto qualche privilegio negato, in tempo di crisi è anche ammissibile, ma il fatto che lo Stato non negozia precisi obblighi a fronte di altro denaro pubblico concesso o da concedere, tanto vale dare un sussidio diretto ai lavoratori, e non come agevolazione solo a determinate imprese, magari anche concedendo incentivi alle imprese, ad esempio sgravi fiscali, per l’inserimento in organico di questa tipologia di lavoratori.
Insomma bisognerebbe avere il coraggio di affrontare la questione e non subire passivamente le decisione, per non dire il ricatto, della Fiat, o si fa come diciamo noi, oppure chiudiamo gli stabilimenti e trasferiamo le produzioni all’estero, senza nessuno che si indigna per questo atteggiamento dittatoriale.
Eppure il Capo del Governo, almeno questa volta, non ha alibi, infatti dopo il caso Scajola, che almeno ebbe il coraggio di richiamare Merchionne alla responsabilità, ha retto per ben sei lunghi mesi il Ministero dell’Industria, per poi nominare il Vice Ministro, solo questo fatto la dice lunga, perché non nominarlo subito ? , ma comunque, poco importa, mentre è un fatto che manca un Piano Strategico Industriale per l’Italia, un disegno strategico per il nostro futuro, che non può essere rappresentato esclusivamente dal dibattito sul nucleare.
Evidentemente per l’attuale Governo non è questa una priorità, e purtroppo questo modo di fare politica senza programmazione settoriale è uno dei veri disastri che si stanno producendo, altro che andare alle elezioni anticipate, ci vuole il lavoro, ci vogliono le fabbriche, si devono prendere scelte per il futuro industriale dell’Italia, e sostenerle, anche tramite sostegni economici importanti.
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