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Se chiude la Fenice di Melfi (Pz)...dove andranno a finire i rifiuti della zona ?



con la chiusura della Fenice di Melfi (Pz)
dove saranno smaltiti i rifiuti ?
Le scelte si pagano sempre, inutile ergersi ora a moralisti, per giunta senza neanche indicare quale può essere la soluzione per lo smaltimento dei rifiuti nella zona del melfese.

La chiusura del termovalorizzatore Fenice di Melfi (Pz) infatti può destabilizzare il già equilibrio fragile per lo smaltimento dei rifiuti in Regione Basilicata, tant'è che già ci sono dei problemi in diversi Comuni, figuriamoci dopo.


Certo non si può far finta di niente sul fronte dell'inquinamento, registrato nelle falde, ma neanche del risultato della programmazione politica fatta dai politici locali e regionali, che ci ha portato a questo punto morto, forse ci si doveva preoccupare prima e non solo oggi, delle eventuali conseguenze per la salute dei cittadini.

Poi ci sono i problemi dei controlli, con un Arpab che dipende dalle Asl e dalla Regione, ma che di fatto riesce a garantire l'attività essenziale, non certo grazie alla programmazione degli Enti da cui dipende, con la politica, tutta, che non riesce a colmare lo scollamento, perchè ci sono troppo feudatari, che vogliono tenere il predominio.

Ma ora che fare ? ritengo che fintanto non ci siano soluzioni alternative valide, per lo smaltimento dei rifiuti di questa zona, la chiusura della Fenice sia solo un darsi la zappa sui piedi, al danno, aggiungere la beffa, mentre è necessario inasprire i controlli, e fare in modo che i valori, pure opinabili, perchè sono fissati dal legislatore a proprio piacimento....non siano superati...

Patrizio Pinnaro'

Libero professionista, esperto Google certificato dalla Google Web Academy come Online Professionals, consulente dello sportello regionale per l'internazionalizzazione - Sprint Basilicata, segretario ufficio diocesano pastorale del turismo - Arcidiocesi di Potenza.

2 commenti:

  1. Fenice non va chiusa ma i lavoro va controllato. Il Controllo va effettuato attraverso la raccolta differenziata dei rifiuti che tutti i comuni d'Italia sono obbligati ad eseguirla in aderenza alle disposizioni della Comunità Economica Europea.
    Il controllo dei residui immessi nell'impianto porterà alla grande scoperta che quanto immesso per la regione Basilicata la fenice non riuscirà neanche a funzionare perchè il residuo sarà ridottissimo.
    La maggior parte dei residui smaltiti nell'impianto vengono da altre regioni e da altri impianti industriali che non hanno nulla a che fare con la realtà industriale SATA.
    L'obbligo della raccoltà differenziata porta nell'immediato alla creazione di posti di lavoro e l'esistenza di una entrata economica per lo stesso ente locale che è in grado di proporre materia prima per le industrie.
    Se non togliamo il prosciutto dagli occhi noi non vediamo altro e ragioniamo con le conclusioni del dover far funzionare fenice così come è stato fatto fino ad oggi, compromettendo il diritto alla vita dei cittadini lucani.
    Ogni altro discorso putroppo porta solo alla realizzazione di interessi economici illeciti per l'agio degli eletti e dell'imprenditore.
    Primiano Abbiuso

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  2. E' GRAVE E' LA QUARTA AUTOCOMBUSTIONE CHE SI VERIFICA ALLA FENICE ED E' L'ORIGINE DEI DANNI ALL'IMPIANTO
    pubblicata da Primiano Abbiuso il giorno lunedì 3 ottobre 2011 alle ore 18.30
    Un incendio si è verificato ieri presso l’inceneritore Fenice.

    Hanno preso fuoco i rifiuti e materiali non meglio specificato presso le vasche di stoccaggio dell’impianto.

    Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco ed il gruppo di intervento NBCR , la speciale squadra specializzata in incidenti che coinvolgono sostanze chimiche, biologiche e radiologiche.
    Secondo i primi accertamenti le cause sembrerebbero accidentali attribuibili forse ad un processo di autocombustione. Ingenti i danni e tanto spavento tra gli operai dello stabilimento. Non ci sono feriti.

    Le rappresentanze sindacali della FIOM aziendale hanno chiesto un incontro urgente con i responsabili dell’inceneritore circa la sicurezza delle maestranze impegnate.

    E' IL QUARTO PROCESSO DI AUTOCOMBUSTIONE ED IL RISCHIO E CHE SI SIANO RIPETUTI I DANNI STRUTTURALI DELL'IMPIANTO CHE NEL PASSATO HANNO DATO ORIGINE ALL'INQUINAM,ENTO DELLA FALDA DELL'ACQUA ESISTENTE NELL'APPENNINO LUCANO.
    IL SINDACO DI MELFI E' OBBLIGATO NELL'IMMEDIATO AL BLOCCO DI TUTTE LE ATTIVITA' IN ESSERE ED ALLO SVUOTAMENTO DELLE STESSE VASCHE DI STOCCAGGIO DEI RIFIUTI.
    QUESTA E' L'ENNESIMA CRISTI STRUTTURALE DELL'IMPIANTO CHE RIPETO E' PRIVO DI OGNI SISTEMA DI SICUREZZA ATTO A CONTENERE LE PERDITE STRUTTURALI DELLO STESSO SUL SUOLO ED IL SOTTOSUOLO.
    LA STESSA EDF HA PROGETTATO PER LA MESSA IN SICUREZZA UN SISTEMA DI BARRIERA IDRICA CHE LO STESSO POLITECNICO DI MILANO COME DA APPOSITI STUDI HA SEMPRE INDICATO QUALE STRUMENTO IDONEO PER LA BONIFICA DI AREE DIMESSE DESTINATE ALLA BONIFICA.
    UNA BARRIERA IDRICA NON PUO' ESSERE UNA SOLUZIONE TECNICA PER UNA STRUTTURA CHE AL DUE OTTOBRE HA AVUTO UNA ULTERIORE CRISI AD INDICAZIONE EVIDENTE DEI PERICOLI ESISTENTI NELLO STESSO STABILIMENTO.
    PERICOLI PER I LAVORATORI, PERICOLI PER L'AMBIENTE, PERICOLI PER I CITTADINI LUCANI.
    E' INAMMISSIBILE CHE IL SINDACO DI MELFI ATTENDA NELLA EMISSIONE DI UNA IMMEDIATA ORDINANZA DI BLOCCO TOTALE DELLE ATTIVITA'.

    UNA AUTOCOMBUSTIONE DEI RIFIUTI SIGNIFICA LO STOCCAGGIO TEMPORANEO DI RESIDUI PERICOLOSI PER UN PERIODO TALE DA CONSENTIRE UN SIMILE FENOMENO. UN INCENDIO PER CUI LA STESSA STRUTTURA NON E' DOTATA DI STRUTTURE RESISTENTI AD UN EVENTO CON GRANDE DANNO AI VASCONI CHE SEBBENE INTERRATI E PROTETTI NEL CEMENTO ARMATO, NON SONO PERO' IN GRADO DI CONTENERE LE SOSTANZE PERICOLOSE CHE VANNO IN COMBINANZIONI TREMENDE TALI DA COMPROMETTERE DEFINITIVAMENTE L'ACQUA DELLE FALDE DELL'APPENNINO LUCANO.

    Primiano Abbiuso

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