Nella vita non si finisce mai di imparare, ma anche di studiare, eppure nonostante questa affermazione, con il crescere degli anni diminuisce la disponibilità ad essere al passo con i tempi che viviamo, ritrovandoci spesso a continuare con le nostre, vecchie e care abitudini collaudate.
Quante delle nozioni che abbiamo studiato e/o acquisito, magari anche di recente, siamo riusciti ad assorbire e, soprattutto, a mantenerle vive nella nostra mente, probabilmente molte poche, anche perchè se non si applicano con una certa regolarità, difficilmente si è nella condizione di essere preparati allo stesso modo, rispetto all'immediato periodo successivo dell'apprendimento.
Per quanto la formazione sia così abusata, talvolta perfino "violentata", non si presta la giusta attenzione per il mantenimento delle nozioni acquisite, costringendoci, talvolta, perfino a dover studiare nuovamente quanto appreso in precedenza, probabilmente ci torneranno in mente tante cose, ma se poi non le usiamo per un determinato periodo, eccoci di nuovo al punto iniziale.
A questo aggiungiamo che il mondo corre, eccome se corre, sfornando, potremmo dire ogni giorno, ma anche meno, sempre nuove regole, nuovi programmi, nuove tecnologie, nuovi metodi, e spesso siamo impreparati, non solo da un punto di vista nozionistico, ma anche culturale, perfino nel riuscire a cogliere tutta questa miriade di innovazione che ci piomba addosso senza che ce ne rendiamo conto.
Le conseguenze, per quanto possiamo anche non accorgercene, sono molto gravi, in molti casi neanche considerate, perchè oltre quelle che hanno ripercussioni dirette sul nostro lavoro, tante possono incidere indirettamente sulla nostra vita e quelle di tutti.
Ad esempio lo Stato nel 2002 ha provato ad avviare un programma obbligatorio per l'aggiornamento del personale sanitario, l'Educazione Continua in Medicina (E.C.M.), ma a distanza di 10 anni dall'introduzione i risultati non si sono visti, tanto da farlo scivolare nell'enorme calderone del business della formazione.
Evidentemente poco importa che il personale sanitario, pubblico e privato, sia aggiornato sull'utilizzo delle migliori metodologie disponibili, alla fine può dipendere "solo" la migliore o minore qualità della cura di un cittadino, e questo avviene non certo perchè l'operatore della sanità non ha la volontà di mantenere elevata la sua professionalità, a cui si deve il funzionamento della sanità, è bene dirlo, ma per una precisa responsabilità della politica che non riesce ad introdurre il merito nel settore, forse, più politicizzato che esista.
Infatti, ha senso investire anche ingenti risorse se poi la maggiore competenza acquisita, comporta solo degli oneri e gli "onori" vengono sistematicamente lasciati ad altri ?
Ma prendiamo un altro settore, apparentemente meno invasivo, gli uffici pubblici comunali, piuttosto che gli Enti di controllo, riescono a stare al passo con tutte le Leggi, regionali, nazionali ed europee emanate ? esistono degli standard qualitativi da seguire come metodologie ? e come viene verificato che tutti applichino allo stesso modo la normativa vigente ? quanti danni provoca al territorio ed all'economia la differente applicazione delle norme ?
Tuttavia anche il mondo del privato non è immune da conseguenze, infatti, le strutture che non sono nella condizione di aggiornarsi, perderanno sempre più quote di mercato, a vantaggio di chi invece dedicherà la giusta attenzione ed il tempo necessario, per mantenersi al passo con il tempo.
La perdita di quote di mercato, significa meno lavoro, meno lavoro, minori commesse, minore occupazione, con grave danno per l'economia locale, dovuta alla somma complessiva della perdita di posti lavoro.
Questi alcuni piccoli esempi, sulle conseguenze del mancato aggiornamento, ma resta, comunque, la criticità di riuscire a mantenere le nuove competenze acquisite, e soltanto con l'uso della tecnologia sarà possibile riuscire a mantenerle vive e facilmente recuperabili.
Abbiamo bisogno che le categorie professionali facciano uno scatto d'orgoglio, ed avviino programmi, non rigidi o punitivi, ma utili per l'acquisizione ed il mantenimento delle competenze, sia con la produzione di materiale multimediale, destinato solo all'interno, ma una parte anche all'esterno, sia valorizzando i professionisti migliori, in modo tale da innescare anche una sana e leale competizione per diventare il migliore.
Inoltre, un siffatto programma, potrebbe anche generare nuovo lavoro, che di questi tempi, non è certo un aspetto secondario da tenere in considerazione, ma anche questo tema, come tanti altri, non rientrano, purtroppo, in nessuna agenda, evidentemente i tempi non sono ancora maturi.
Evidentemente poco importa che il personale sanitario, pubblico e privato, sia aggiornato sull'utilizzo delle migliori metodologie disponibili, alla fine può dipendere "solo" la migliore o minore qualità della cura di un cittadino, e questo avviene non certo perchè l'operatore della sanità non ha la volontà di mantenere elevata la sua professionalità, a cui si deve il funzionamento della sanità, è bene dirlo, ma per una precisa responsabilità della politica che non riesce ad introdurre il merito nel settore, forse, più politicizzato che esista.
Infatti, ha senso investire anche ingenti risorse se poi la maggiore competenza acquisita, comporta solo degli oneri e gli "onori" vengono sistematicamente lasciati ad altri ?
Ma prendiamo un altro settore, apparentemente meno invasivo, gli uffici pubblici comunali, piuttosto che gli Enti di controllo, riescono a stare al passo con tutte le Leggi, regionali, nazionali ed europee emanate ? esistono degli standard qualitativi da seguire come metodologie ? e come viene verificato che tutti applichino allo stesso modo la normativa vigente ? quanti danni provoca al territorio ed all'economia la differente applicazione delle norme ?
Tuttavia anche il mondo del privato non è immune da conseguenze, infatti, le strutture che non sono nella condizione di aggiornarsi, perderanno sempre più quote di mercato, a vantaggio di chi invece dedicherà la giusta attenzione ed il tempo necessario, per mantenersi al passo con il tempo.
La perdita di quote di mercato, significa meno lavoro, meno lavoro, minori commesse, minore occupazione, con grave danno per l'economia locale, dovuta alla somma complessiva della perdita di posti lavoro.
Questi alcuni piccoli esempi, sulle conseguenze del mancato aggiornamento, ma resta, comunque, la criticità di riuscire a mantenere le nuove competenze acquisite, e soltanto con l'uso della tecnologia sarà possibile riuscire a mantenerle vive e facilmente recuperabili.
Abbiamo bisogno che le categorie professionali facciano uno scatto d'orgoglio, ed avviino programmi, non rigidi o punitivi, ma utili per l'acquisizione ed il mantenimento delle competenze, sia con la produzione di materiale multimediale, destinato solo all'interno, ma una parte anche all'esterno, sia valorizzando i professionisti migliori, in modo tale da innescare anche una sana e leale competizione per diventare il migliore.
Inoltre, un siffatto programma, potrebbe anche generare nuovo lavoro, che di questi tempi, non è certo un aspetto secondario da tenere in considerazione, ma anche questo tema, come tanti altri, non rientrano, purtroppo, in nessuna agenda, evidentemente i tempi non sono ancora maturi.
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