Sembra ormai definita la manovra per scongiurare il peggio anche in Italia, molti i tagli previsti in due anni, ma bisognerà vedere ora l’iter, se sarà “blindata” o aperta al miglioramento, ma ormai le linee principali sono tracciate, tuttavia queste misure non consentiranno al paese di ripartire.
Infatti è una manovra di contenimento, di tagli e sforbiciatine, senza innescare processi di sviluppo, come invece stanno facendo altre nazioni, che congiuntamente alla politica del rigore, affiancano anche azioni importanti per il rilancio dell’economia interna.
Ancora una volta saranno penalizzati in larga misura i dipendenti pubblici ed i pensionati, unici soggetti che hanno una tracciabilità certa dei propri guadagni, con il blocco dei rinnovi contrattuali già previsti per i prossimi anni.
E’ pur vero che il Governo centrale non metterà le mani direttamente nelle tasche degli italiani, ma “scaricando” metà della manovra sulle Regioni e sugli Enti Locali, questi saranno costretti ad aumentare le tasse per far tornare i conti, ovvero ridurre i servizi erogati, comunque sia, ne pagheranno le conseguenze i cittadini.
Ho l’impressione che l’ottimo Berlusconi più passa il tempo, più sia ingabbiato nel sistema, sembra quasi che abbia perso il suo vigore iniziale, ovvero che si sia reso conto di non poter modificareil sistema, e quindi alla fine si è dovuto adeguare.
L’Italia ha bisogno di riforme strutturali che affrontino i problemi reali del paese, ad iniziare dall’occupazione, se il popolo non lavora non può spendere e l’economia resta ingessata, mentre se il popolo ha il lavoro può spendere e l’economia si muove, concetto più semplici penso sia difficile trovarlo.....
Quindi mi auguro che i nostri politici comprendano la necessità di dover riformare i variegati sistemi, al fine di riuscire a creare un "modello italiano", ad iniziare da una significativa riduzione dei costi della politica, e non solo di facciata, dando un mero contentino al popolino, dando per scontato che ci sarà, come è quello della riduzione del 5 – 10 %, sopra la soglia degli 80.000 – 100.000 euro, ma almeno equiparando i costi alla media di quelli europei.
Poi sarebbe necessario pianificare e progettare il cammino che l’Italia vuole realizzare, realizzando un vero e proprio business plan nazionale, con precisi obiettivi di breve, medio e lungo periodo, da poter verificare, in modo tale da comprendere se il percorso intrapreso è giusto, oppure sono necessari dei correttivi, certo non con una politica definibile del tappa falla, o del realizziamo questo "solo" perchè vi è l’interesse di tizio o di caio.
In sintesi bisogna pensare alla collettività e non ipotecare il futuro della nazione e dei singoli territori, pur di agevolare qualche cricca di turno.....
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