La Regione Basilicata sempre più si afferma come territorio delle eccellenze, purtroppo, in negativo, almeno per quanto riguarda i falsi invalidi, infatti dai primi dati disponibili, risulta essere la prima in Italia.
Questo dato non può certamente farci onore, anzi conferma, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che molti cittadini lucani vivono in una condizione di miseria, tanto da doversi “fingersi” falsi invalidi per poter sopravvivere.
Su questo dovrebbe interrogarsi la politica, non tanto per criminalizzare chi ricorre a questi trucchi pur di avere un minimo di reddito, ma sul problema sociale che non viene affrontato, o quanto meno, sull’inefficacia delle azioni intraprese, come il programma cittadinanza solidale, un inutile sperpero di soldi pubblici, visti gli elevati costi di gestione.
Certo è che per diventare falsi invalidi qualcuno ha consentito di poterlo fare, non è che uno si alza la mattina, si presenta all’Inps, dice buongiorno, sono invalido ed ecco arrivare la pensione o il riconoscimento dell’invalidità, quindi c’è una responsabilità precisa da parte di chi ha quantomeno certificato con leggerezza l’invalidità.
Se la politica avesse un minimo di serietà, dovrebbe aprire un’indagine interna e “punire” chi si è reso responsabile di queste false certificazioni, ma molto probabilmente questo non sarà fatto, e perché, forse, la motivazione potrebbe risiedere nel fatto, che anche in questo modo si “coltivano” gli elettori e si fanno proseliti per il proprio partito o esponente politico di riferimento.
Ricorrere alla truffa per fare delle clientele elettorali non giustifica chi ha consentito a cittadini lucani ed italiani, di usufruire di un beneficio riservato alle persone vere invalide.
Ma non è l’unico motivo questo, infatti, potrebbero nascondersi anche altri motivi, ovvero la corruzione, certificazioni false a fronte di denaro, al fine di ottenere la pensione di l’invalidità o per essere inserito nelle quote riservate agli invalidi nelle aziende che assumono.
Il fenomeno va dunque contrastato, anche perché oltre a recare un danno a tutti, togliendo il lavoro a chi è veramente invalido, vanifica questa misura voluta per aiutare i cittadini meno fortunati.
Questo quadro mostra in modo inequivocabile che la prima emergenza in Regione Basilicata è quella occupazionale, c’è bisogno di lavoro stabile e duraturo nel tempo, non di interventi tampone, che sembrano avere come obiettivo prioritario quello di finanziare l’organizzazione delle azioni, piuttosto che la misura stessa.
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