Dopo la rottura con Fini, il Presidente del Consiglio Berlusconi ha dichiarato che al primo incidente di percorso si va a votare, ed il primo banco di prova è sulla sfiducia al Sottosegretario alla Giustizia Caliendo.
Probabilmente non sarà questa la goccia che farà traboccare il vaso della pazienza di Berlusconi, anche se non è del tutto scontato, ma in questo modo non è possibile andare avanti, l'Italia ha bisogno delle riforme e non di ripicche da parte di esponenti della maggioranza.
Per convenienza i finiani continuano a porre evidenza sul merito, dimenticandosi il principio, infatti se non si condivide la politica del proprio partito si esce e non si resta nella maggioranza, solo per una mera ragione di opportunismo, per non dire di poltrone, come è quella di Presidente della Camera dei Deputati.
Ma questo è un dettaglio, evidentemente per Fini e compagnia, le regole di partito esistono solo se sono loro i capi, quindi se ritengono di non condividere alcune scelte dell'attuale maggioranza di Governo, dovrebbero, per un minimo di coerenza, uscire e invocare le elezioni.
Chiaramente non sapremo mai quali sono i veri motivi alla base di questo dissenso, covato fin dal primo momento della nascita del Popolo Della Libertà, soprattutto nelle sedi periferiche, dove anche il contatto è maggiore e le distanze diventano molto minori con gli elettori.
Spero che il Presidente Berlusconi non sia costretto ad andare alle elezioni anticipate, perchè l'Italia pagherebbe un prezzo troppo alto, che non può permettersi, in questo momento di crisi, servono azioni concrete per creare occupazione e nuovo sviluppo.
Andare alle elezioni significa bloccare nei prossimi mesi tutto, oltre a gravare il bilancio dello Stato di qualche centinaia di milioni di euro in più, ma meglio questo, piuttosto che un Governo "ricattato" dal gruppo degli ex aennini, che comunque ingesserebbe l'azione riformatrice.
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