Culmine della disperazione di un piccolo imprenditore edile |
Ci sono due visioni contrastanti da parte dei cittadini sui lavoratori, da una parte quelli dipendenti, che ritengono, anche giustamente, di essere iper tassati, mentre quelli "autonomi", che rischiano del proprio, senza alcuna garanzia sociale, oltre all'incognita che la propria attività sia duratura e gli consenta una vita almeno decorosa.
Si punta spesso il dito sull'evasione fiscale, sulla necessità di far emergere il " lavoro nero", ma non saranno certo solo le misure repressive, pure necessarie, a risolvere questo problema.
I grandi politici, che abbiamo la fortuna di avere in Italia, congiuntamente ai grandi professoroni, chiamati oggi a sostituirli, dovrebbero spiegare perchè per far rientrare i capitali dall'estero, si è provveduto ad una tassazione "speciale" del 5%, mentre per far emergere l'evasione fiscale, non è stata prevista alcuna azione incentivante ?
Infatti, l'idea che sia sempre voluta questa evasione è ingenerosa nei confronti di tanti cittadini che sono "obbligati", non avendo altro modo per continuare la propria attività e, talvolta, perfino per fare fronte alle minime esigenze vitali per sopravvivere.
Ma questo allo Stato sembra proprio non interessare, tanto da abbandonare tutti quei piccoli imprenditori, che anche grazie alle sbagliate politiche economiche, o a quelle repressive, trovano nel fallimento della propria impresa, anche quello personale, con la frustrazione di non riuscire più ad onorare i debiti contratti e di non essere riusciti a continuare il lavoro intrapreso.
In aggiunta all'indifferenza dello Stato, si mette in moto tutto il contesto sociale, iniziando dalle banche, pronte ad aiutarti quando hanno la certezza degli incassi, ma ancora più sollecite ai primi segnali di difficoltà, chiudendo i rubinetti dei finanziamenti ed avviando le procedure per togliere il toglibile, poco importa di mettere, letteralmente, in mezzo alla strada intere famiglie.
Per non parlare poi, di tutte quelle persone, che invece di aiutare chi è in difficoltà, magari nonostante aver ricevuto pure tanto in passato, semplicemente ti cancellano, alimentando inconsapevolmente il senso di disperazione di tutti quegli imprenditori, che entrati in crisi, si ritrovano soli più di prima, senza alcuna certezza per il futuro.
Questa disperazione arriva perfino al culmine che alcuni piccoli imprenditori decidono di togliersi la vita, anche con gesti estremi, come quello di darsi fuoco nel piazzale di una sede di equitalia, che dovrebbero far riflettere tutti, ad iniziare dal legislatore.
Purtroppo è stato costruito uno stato sociale iniquo, che non tiene conto di chi è più fragile e debole, con l'aggravante che magari non riesce a trovare una leva "umana" che lo aiuti a superare il momento di crisi che sta attraversando, non solo esteriore ma soprattutto interiore, allorquando ci si vede costretti a cambiare radicalmente la propria vita per la perdita del lavoro, a prescindere se sia dipendente o autonomo.
Pertanto è necessario e cruciale per la nostra nazione porre al primo posto il lavoro, con tutte le sue sfaccettature, tenendo ben presenti, tutti quei soggetti che non sono rappresentati da nessuno, iniziando dai piccoli imprenditori e lavoratori, che non meritano di essere maltrattati in questo modo.
Le ricette possono essere tante ma, forse, il problema resta il cuoco, che proprio non riesce a creare delle buone pietanze con quel tanto poco che è disponibile nella credenza dello Stato.
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