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Contratti reti di imprese: sono davvero utili ?



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Il 3 maggio 2012 si è tenuto un incontro a Potenza, promosso dalla Camera di Commercio, per illustrare "IL CONTRATTO DI RETE" , a cui ho partecipato con vivo interesse, ma i dubbi che già avevo all'inizio, purtroppo, sono aumentati.

Pur riconoscendo lo sforzo dell'Ente camerale potentino e della Regione Basilicata, ritengo che si stia, forse inconsapevolmente, commettendo un grave errore, in quanto l'azione promossa, sembra essere limitata solo alla concessione di contributi economici.

In un grave momento di crisi, come quello che stiamo attraversando, infatti, l'introduzione di nuovi fardelli amministrativi, può essere efficace solo se ha la finalità di consentire un maggiore sviluppo locale, poco importa la possibilità per le imprese di poter avere lo sgravio fiscale degli utili.

Non c'è bisogno certo di un contratto di rete per aumentare i ricavi e ridurre i costi, l'adozione di una buona strategia può già portare a questi risultati, senza che sia necessaria la sottoscrizione di un contratto di rete d'impresa, che dovrebbe nascere dal basso, con tutte le criticità che ne conseguono.

Come pure non è possibile ipotizzare l'utilizzo di questo strumento, con le stesse modalità che sono adottate in Italia, il tessuto produttivo locale è certamente diverso dalle altre aree produttive nazionali, cambia perfino da territorio a territorio, figuriamoci da Regione a Regione.

La concessione di contributi per la promozione dell'oggetto del contratto di rete e per la costituzione dello stesso, poi, appartiene ad una logica fallimentare, in quanto sono utilizzate risorse, anche ingenti, visto che si parla per il primo bando regionale di 10 milioni di euro, senza che siano individuati i settori strategici, per territorio, su cui puntare.

Inoltre, sembra che non vi sia nessuna volontà politica di utilizzare i contratti di rete per creare nuova occupazione, per aiutare i territori a crescere, i limiti evidenziati da un rappresentante di un Consorzio vinicolo lucano, fanno capire come le Istituzioni preposte, continuino ad essere miopi, ieri come oggi.

Oltre alla mancanza della cultura dello stare insieme, non attribuibile solo agli imprenditori, che per natura nascono, crescono e si sviluppano, proprio grazie ad una buona dose di individualismo, la politica non si sforza di creare il collante necessario per agevolarla.

Il concreto esempio, delle difficoltà, di fare acquisti insieme, da parte del Consorzio, dimostra il fallimento della politica, che invece di agevolare e sostenere, anche economicamente, la nascita di aziende di supporto, nell'ottica di creare delle filiere produttive, ritiene più facile concedere i classici contributi a pioggia, poco importa che terminate le risorse, le effettive ricadute per il territorio siano molto limitate.

Infatti, sarebbe auspicabile non perdere questa ulteriore opportunità, creando delle micro aziende a supporto delle attività produttive locali, volendo restare nell'esempio del Consorzio vinicolo, non sarebbe certo una cattiva idea, almeno verificare la possibilità di creare un'azienda che produca in loco le bottiglie, invece di cercare il produttore, magari pure estero, che fa il prezzo migliore.

Questo approccio culturale, se applicato a tutti i settori, potrebbe creare e garantire numerosi nuovi posti di lavoro, consentendo alle imprese di essere anche più competitive sul mercato, in quanto verrebbero ridotti i costi di trasposto per l'approvvigionamento, ed in pochi anni, potrebbero essere ammortizzati anche gli investimenti necessari.

E' necessario uno sforzo da parte di tutti, soltanto in questo modo, possiamo avere qualche speranza, altrimenti continueremo a perdere i tanti treni che passano, finchè non ne passeranno più ed allora sarà troppo tardi...

Patrizio Pinnaro'

Libero professionista, esperto Google certificato dalla Google Web Academy come Online Professionals, consulente dello sportello regionale per l'internazionalizzazione - Sprint Basilicata, segretario ufficio diocesano pastorale del turismo - Arcidiocesi di Potenza.

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