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La formazione inutile della Regione Basilicata: un enorme danno per tutti i cittadini lucani



Formazione inutile: un danno
enorme per i partecipanti
La Regione Basilicata ogni anno finanzia molti corsi di formazione, non conosco i numeri, e neanche mi appassionano, ma a fronte dei tanti milioni di euro spesi, vorrei sapere quanti corsisti hanno poi trovato occupazione, grazie alle nuove nozioni acquisite ?

In funzione del minore o maggiore livello occupazionale, generato dalla formazione pubblica finanziata, infatti, dipende l'utilità o l'inutilità della strategia formativa messa in campo.

Certo è, che una formazione inutile, comporta un enorme danno ai partecipanti, oltre che alle relative comunità di appartenenza, il solo immaginare che questo strumento possa essere utilizzato come un calmiere "economico", piuttosto che un metodo alternativo per far percepire uno "stipendio" ai corsisti, rappresenta una gravissima miopia ed irresponsabilità politica.

Tuttavia, in modo teorico, è pur vero che ogni attività, sia essa formativa o meno, contribuisce ad arricchire il bagaglio culturale dell'individuo, ma è ancora più vero, che quando finisce un corso di formazione regionale, per i disoccupati da oltre due anni, non c'è l'imbarazzo della scelta nello scegliere l'azienda dove andare a lavorare, o la fila dei clienti che vogliono la tua professionalità.

E allora che fanno i corsisti dopo questa formazione ? probabilmente tornano a fare quello che facevano  prima, qualcuno magari spera nella prossima sfornata di corsi, per guadagnare 500/600 €, continuando a collezionare attestati di esperto delle produzioni lattiero caseario o esperto di turismo religioso, ma forse qualcuno trova anche lavoro nel settore per cui è stato formato.

Siccome i dati sull'occupazione sono sempre peggiori, e nessuno si sogna di introdurre l'indice occupazionale su questi corsi di formazione, appare palese che qualcosa non funziona nella strategia messa in campo anche dalla Regione Basilicata, facendo presupporre che evidentemente non è questo l'obiettivo.

Ma si, comunque hanno lavorato un po' di persone, meglio che niente, il danno non c'è, anzi meno male che almeno c'è questa linea di finanziamento, poco importa che le aziende e/o i soggetti impegnati nel settore, oggetto della formazione, non siano stati interpellati per conoscere le reali esigenze lavorative, poco importa che non si conoscano gli stock di tutte le categorie professionali attive sul territorio, poco importa che facciamo perdere tempo a dei cittadini, magari qualcuno ci crede pure, invece di spronarli e scuoterli.

Ecco il danno che produce la formazione inutile, quello di alimentare false speranze, correndo il concreto rischio di farla diventare perfino un anestetico a tempo, in quanto l'individuo viene privato dello stimolo di industriarsi per cercare come risolvere il problema della mancanza di un lavoro.

Invece di perdere diversi mesi, dietro un corso di formazione, che poi non gli consentirà di poter spendere concretamente nel mondo del lavoro la professionalità acquisita, non è forse meglio dedicarsi ad altre attività,  che potrebbero consentire concretamente un inserimento nel mondo del lavoro ?

Ma anche laddove non si riesce a raggiungere subito l'obiettivo, è pur sempre del tempo (bene preziosissimo per tutti) guadagnato rispetto alla partenza dopo il corso di formazione pubblico retribuito.

Pertanto è necessaria, una seria revisione della formazione pubblica, altrimenti si continueranno a spendere milioni e milioni di euro, senza raggiungere alcun risultato concreto sul medio - lungo periodo.

Patrizio Pinnaro'

Libero professionista, esperto Google certificato dalla Google Web Academy come Online Professionals, consulente dello sportello regionale per l'internazionalizzazione - Sprint Basilicata, segretario ufficio diocesano pastorale del turismo - Arcidiocesi di Potenza.

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